• “VENICE” (2006), Galleria Daniele Luchetta, Venezia, e altre gallerie d'arte

    ... Ed ecco che un fotografo come Michele Alassio, per asportare, rubare l’anima alle pietre di Venezia (che, almeno loro, non se ne avvedono e non si sentono né atterrite né strumentalizzate nella loro perentoria eternità) non può che ricercare costantemente una sorta di transfert tra la superficie di oggetti, manufatti o paesaggi, e la superficie dei supporti atti alla loro riproduzione. Un transfert tra pelle e pelle che viene da lontano e che ha come fine effettivo il valore aggiunto delle immagini fissate tecnologicamente dal vero, ovvero la possibilità sia pur simulata (da simulare ma nell’accezione di Riprodurre in modo artificiale le condizioni di fenomeno reale a fini di esperimento) di raggiungere l’immortalità.
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    Testo di Carlo Montanaro tratto dal catalogo

     

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