REBUS

“Rebus” è una nuova serie di fotografie che mostrano porzioni della realtà, non manipolata in alcun modo, che presentano al loro interno un dettaglio ossimorico, o disturbante, o del tutto incongruo con il tutto. Fotografie che presentano una situazione che, per qualche motivo, chiede di essere decifrata e analizzata. In pratica, la foto propone un quesito perché non è fatta di ciò che mostra, ma da ciò che insinua, suggerisce o nasconde del tutto, e funziona, o meglio trasmette il proprio sentimento non direttamente.

 

La caratteristica di questa serie è che, a differenza delle precedenti, non esiste un percorso letterario o emotivo che può condurre ad una location, come nelle serie “Sacks” o “Jorge Luis Borges”, non si tratta di riconoscere nella realtà l’inquadratura che trasmetta il sentimento di qualcosa precedentemente espresso e assimilato da un racconto, una poesia, e non vi è nemmeno la flebile traccia di una sola parola, come è stato per “Confidence”.

 

Le immagini di “Rebus” sono totalmente autoprodotte dal reale, così come i sentimenti che esprimono. Non c’è nessun sentiero da seguire per scovarle perchè nessuna location rende più probabile la loro apparizione. Di conseguenza è necessaria, al contrario delle precedenti serie, una totale assenza di intenzioni poiché non vi è nessuna tesi da sostanziare, nessun sentimento da trasmettere se non quello generato dalle immagini stesse.

 

E’, credo, la sublimazione del mio concetto di fotografia, che per essere arte deve superare se stessa e uscire dal concetto di storia, dalla didascalia, dalla finzione e dalla presunzione di rappresentare una realtà che, in se stessa, non significa nulla.

Michele Alassio