Ho realizzato le fotografie esposte in questa personale esplorando i padiglioni della 50ª Biennale d’arte contemporanea, senza alcun progetto i intenzione preesistente.
L’attraversamento delle sale, la continuità della visione e la concentrazione necessaria ad una sintesi sono state le cifre del mio intervento, e l’obbligo connaturato alla fotografia, le due sole dimensioni, hanno avuto il peso ed il sollievo di una costrizione all’ordine e alla ricerca di una efficacia immediatamente emotiva in luoghi dove, per converso, i video rimandano al loro svolgersi, le installazioni alla loro percorribilità, gli schermi televisivi alla loro superficie instabile un senso dilatato dove tutto tende al racconto, alla letteratura. Queste arti visive non sono più visive, niente si dà più da sé ed all’artista, ed allo spettatore, sono indispensabili ed essenziali tempo e movimento quanto a un compositore l’ascolto e l’attenzione. È un’elegia del presente, del momentaneo, del qui e ora e della rappresentazione perchè in quest’arte si entra, si prende posto ed, essenzialmente si assiste. Ho semplicemente cercato di afferrare le diverse intenzioni, conferendo ad ogni immagine la tensione indispensabile a reggersi indipendentemente dal tempo, dal luogo, dalla totalità dello spazio cui apparteneva, e questo perchè le fotografie hanno una sola forma, emettono una sola nota, vivono il tempo di uno sguardo e sono evanescenti quanto un fantasma, un’apparizione.
La carta fotografica bianco e nero è sostanzialmente una lamina d’argento. Si può ossidare fino al nerofumo o lucidare, e fra questi due estremi può assumere tutti i colori dell’iride. Con molta pazienza e un’acidatura dietro l’altra, un bagno di fissaggio dietro l’altro, e molti viraggi parziali, si possono cancellare parti dell’immagine, esaltarne altre o intonarle al blu, al verde, al rosso, al seppia.
Alla fine ogni risultato è controllabile ma anche irripetibile, e la fotografia finale sta al negativo di partenza come la tavolozza al pennello, niente di più, perchè anche se in un negativo c’è sempre tutto nel mio procedimento tutto è scelta ed alla fine le scelte fatte non si contano e, talvolta, non si ricordano nemmeno. Le immagini esposte in questa personale sono, come sempre, copie uniche ed originali. Il procedimento chimico non consente di ottenere copie identiche, perciò la tiratura di un soggetto è ottenuta con scansioni a tamburo degli originali esposte e con stampe lambda su carta colore KODAK. La copia unica, stampata su carta baritata ed alta qualità è realizzata, dalla stampa al viraggio al montaggio Fine-Art su cartone museale conservativo Canson, direttamente dall’autore.